Raimondo Rossi: Intervista al grande Fotografo Italiano
Un fotografo di moda fuori dagli schemi, Raimondo Rossi con i suoi backstage e la sua esperienza maturata durante le sfilate ha avuto un grande riscontro internazionale, tanto da partecipare a circostanze del calibro del Pitti Immagine Uomo (uno degli eventi più importanti al mondo nella moda). Partecipa attivamente su Vogue e si destreggia in vari campi della fotografia, da appunto la fotografia di moda ai documentari, dalle foto d’architettura alle foto still life.
Intervista a Raimondo Rossi
Ma chi è in realtà Raimondo Rossi? Com’è nato questo artista?
Innanzitutto è un piacere un onore essere qui con voi. Raimondo è una persona normalissima, tranquilla, a cui piace molto cercare o ritrarre varie forme di bellezza. Questo può succedere o scattando una fotografia o per esempio lavorando con altri fotografi, creando servizi di moda o arte che siano interessanti e di buona ispirazione per i “lettori”. Come è nata o si è evoluta la mia parte artistica? Non credo ci sia una data di inizio, sono passato per qualche corso di teatro e danza, per poi riconoscermi un po’ di più nel desiderio di creare video o foto che diano alla moda un senso più globale e allo stesso tempo più intimo.
Raimondo Rossi, alias Ray Morrison, hai partecipato davvero a molti eventi: dalla Fashion Week Los Angeles al Roma Cine Fest, riesci a variare su tutti i fronti, ma dove ti senti più a casa?
Probabilmente mi sento a casa a metà strada. Cosa significa: che la moda da sola è davvero ripetitiva e un po’ sterile, il cinema o il teatro sono arti che spesso arrivano di più a sfiorare i sentimenti. A me piace lavorare a metà fra i due mondi: per questo sono andato alla fashion Week di Los Angeles, in particolare a Hollywood, perché ci sono là delle particolari attenzioni alle contaminazioni che stanno ai confini fra moda e cinema. Ci sono addirittura delle sfilate che sono volte a valutare i costumi dei film, costumi prodotti dai designer (non sempre costumisti sono collegati al mondo della moda). Quindi, quello che a me piace è portare in altri campi le armonie e le eleganze che la moda può dare, e alla moda quello spessore in più che altre arti possono portarle.
Leggendo la tua storia e il tuo curriculum in realtà nasci come “matematico”, in quale momento hai capito che stavi sbagliando strada e che la fotografia sarebbe stata la tua vita?
Sì, sono in laureato in matematica ma la tesi era il latino, forse già allora sentivo un desiderio di una apertura verso un mondo più letterario o artistico. Non direi che avevo sbagliato strada al 100%, direi che non sapevo ascoltare bene me stesso. Ma questo è un problema un po’ di tutti, abbiamo tanti lati interiori e a volte, per società o famiglia, alcuni vengono fuori prima ed altri dopo.
Quale artista ha influenzato il tuo stile fotografico? Sembri aver assunto caratteristiche di Richard Avedon ma allo stesso tempo hai l’audacia di Terry Richardson
Così potrei arrossire, grazie davvero. Comunque non ho nessun fotografo in particolare a cui mi ispiro. Sono davvero convinto che non sia un bene guardare i lavori degli altri ma sia bene cercare le immagini e le emozioni che vogliamo rappresentare dentro di noi. Abbiamo tanti input fin da piccoli, siamo pieni di stimoli ed immagini, quindi non credo sia importante avere una persona cui ispirarsi. Riguardo ai due maestri che hai nominato, ovviamente fantastici, ti ringrazio ancora e apprezzo davvero il fatto che possa averteli ricordati in qualche modo. Se penso ad Avedon, sì anche a me piace il ritratto bianco e nero, ed andare vicino alla persona. Forse anche più vicino di lui. E riguardo a Richardson, si è vero, anche a me piace ritrarre soggetti che rompano un po’ gli stereotipi classici: non conta più l’età, non conta l’acne o una pelle perfetta, e via dicendo. A Settembre farò proprio lavoro volto a rompere degli stereotipi di bellezza maschile.
Ti voglio fare una domanda personale, ultimamente la bellezza ha creato molti problemi nella psicologia delle persone, soprattutto in quella femminile. Gli standard di bellezza si sono alzati e le donne non si sentono attraenti finendo per cadere in una depressione. Cosa ne pensi a riguardo? Pensi che la fotografia di moda sia stata così fondamentale?
Sì, penso che la fotografia di moda abbiamo moltissime colpe riguardo a questo tema che hai ricordato. Questo è uno dei miei obiettivi fondamentali: ricordare che tutti siamo belli allo stesso modo, non importano i chili, l’età, o le fattezze del viso. Riguardo alle ragazze plus size, per esempio, negli ultimi anni la cosa sta migliorando, e stanno guadagnando copertine di riviste importanti. Io conosco personalmente Tess Holliday, che è un esempio eclatante di come le cose stiano cambiando. Anche nel mondo maschile è difficile rompere gli stereotipi. In ogni caso, bisogna lavorare ancora molto a riguardo, anche perché gli editoriali di moda propongono le stesse cose di 30 o quarant’anni fa. Solite pose, solite cose. Il problema comunque sta anche nell’entourage di chi manovra la moda: si riesce ancora a vendere proponendo le medesime immagini.
Ho visto che vivi a Los Angeles, quali sono le differenze più grandi dal fare il fotografo in Italia e negli USA?
In realtà vado a Los Angeles due volte l’anno e sto cercando di trovare la situazione ottimale per poterci stare definitivamente. Non è una città facile, è immensa, e quindi prima di stare là 365 giorni l’anno bisogna organizzare bene le cose. A livello di moda o ritrattistica, devo dire che non c’è una grande differenza nel reportage qua o oltreoceano. La differenza sta un po’ nelle persone: in Italia si tende a proteggere il posto di lavoro dai volti nuovi, si tende ad affidare il lavoro all’amico che si conosce. Negli Stati Uniti si dà lavoro anche ad una figura nuova, la si testa, e poi si decide se è migliore o peggiore di un altro già conosciuta.
Pensi che i social network (come per esempio Instagram) hanno aiutato la fotografia o ne hanno abbassato il senso?
Per come la penso io (…i fotografi ora vorranno uccidermi, soprattutto il fotografo pro, cioè quello per cui la fotografia è il lavoro principale e quotidiano) Instagram non sta uccidendo la fotografia o i professionisti. Quando non esisteva Photoshop o non esistevano macchine costosissime, cosa distingueva una fotografia bella da una brutta? L’inquadratura, l’attimo giusto, l’emozione trasmessa. Questo può ancora essere fatto, è esattamente la strada che io seguo. Come si fa a dire che una fotografia che è stata corretta e lucidata per ore con Photoshop sia una vera fotografia? Insomma, io adoro la fine art, ma tutto dipende, come nella moda, nella lettura, nella poesia, da quello che a noi piace. Non giudico male nessuna forma di fotografia, ma mi batto perché ognuno possa esprimersi come crede.
Come ti vedi tra 10 anni?
Fra 10 anni spero di continuare a essere me stesso, come ora, e a fare pochi lavori ma molto interessanti e che possono arrivare ad un pubblico sempre più ampio.
Essendo te un fotografo di moda la risposta mi sembra abbastanza scontata ma questa è una domanda che pongo in ogni intervista per delineare le sfumature della personalità di un fotografo, come vivi la vita: a colori o in bianco e nero?
Una delle cose che a me fa più piacere è colloquiare con persone provenienti da varie culture, star lì ad ascoltare, senza la minima distinzione se sto parlando con una celebrity o con una persona senza tetto. Quindi risponderei che vivo la vita a colori. Il problema è che a volte questi colori tendono a scurirsi, perché sono un tipo un po’ cervellotico ed a volte ansioso :-). Quindi.. cercherò di mantenere dei colori luminosi.
Grazie mille Ray è stato un vero piacere!
Il piacere è stato mio, grazie mille per il bel colloquio e onorato di averlo avuto con voi.