Daido Moriyama rappresenta una figura di spicco e di grande innovazione all’interno del panorama fotografico contemporaneo. La sua ricerca è caratterizzata dalla commistione tra la visione “documentarista” del fotoreporter e l’impellente esigenza di espressione intimistica. Con uno stile che predilige l’impatto e rifiuta ogni compromesso estetico, il fotografo giapponese esplora le strade di Tokyo, città in costante trasformazione, tracciando un percorso visivo personale e unico.
La vita di Daido Moriyama
Nato a Ikeda-cho, Osaka, nel 1938, Moriyama inizia studiando disegno ma ben presto abbandona la pittura per dedicarsi alla fotografia. Diventa apprendista del celebre fotografo Takeji Iwamiya e nel 1961 si trasferisce a Tokyo per unirsi al collettivo VIVO, promotore di una “nuova soggettività” nella fotografia. Dopo aver lavorato come assistente del maestro Eikoh Hosoe, nel 1964 inizia la sua carriera da freelance. Nel 1967 viene nominato “miglior artista emergente” dalla Japan Photo-Critics Association, grazie ai consigli tecnici e alla suggestione fornita dal maestro Hosoe, che lo aveva convinto dell’importanza della macchina fotografica come strumento privilegiato per catturare l’invisibile e la memoria.
Il successo di Daido Moriyama
Moriyama collabora con successo con la rivista di culto Provoke (rivista di cultura alternativa) e negli anni ’60 e ’70 produce alcune delle sue opere fotografiche più famose: “Japan: a photo theater”, “Scandal”, “Pantomime”, “Accident”, “Farewell photography” e “Hunter”. Negli anni ’90, l’artista ottiene il successo internazionale, esponendo le sue opere in gallerie e musei di tutto il mondo. I soggetti preferiti di Moriyama sono le strade di campagna e le grandi vie urbane, semi-deserte o affollate di personaggi pittoreschi e decadenti.
Le immagini del fotografo giapponese mostrano vicoli nascosti e scorci urbani attraverso i quali Moriyama non si limita a osservare il mondo, ma lo filtra attraverso uno sguardo crudo e diretto. I suoi scatti, graffiati, sfocati, sovraesposti e sgranati, rappresentano il malessere giovanile dell’epoca, in aperta contestazione con l’ipocrisia del sistema sociale e politico, mostrando un Giappone sconosciuto ai più.
Lo stile di Moriyama
L’opera di Moriyama non cerca di fornire risposte, ma di indagare la realtà distruggendola, esplorando i singoli frammenti del mondo e poi ricomponendoli secondo una diversa prospettiva. Utilizzando un bianco e nero contrastato, che richiama la tradizione del fotogiornalismo giapponese, Moriyama diventa un poeta dell’imperfezione, raccontando le emozioni esperienziali che si trasmettono attraverso ogni suo scatto.
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